sabato 13 aprile 2013

Dalla democrazia liquida a quella liquidata o liquefatta


Hanno votato e si sono espressi. Un corpo elettorale di 48mila elettori. In pratica gli abitanti di un piccolo quartiere di Roma. Quelli gli aventi diritto. Quanti hanno votato effettivamente ancora non si sa. Meno però dei cittadini romani che hanno votato alle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato  sindaco di Roma (erano 100.000).
Dunque, più o meno 40mila persone sceglieranno il candidato presidente della Repubblica di un partito che ha ottenuto 8milioni e mezzo di voti, il 25% dei consensi in percentuale e che ha 150 parlamentari tra deputati e senatori. Se dovessimo fare un parallelo, quando i senatori erano del Regno e si votava per censo si era più democratici perchè si esprimevano più persone. Insomma, fatti due conti sarà una "casta" di fortunati di 40mila persone ad indicare a 150 parlamentari eletti da oltre otto milioni di persone come votare per la massima carica dello stato. Democrazia non liquida, direi, ma liquefatta o forse sarebbe meglio dire liquidata. Poi veniamo ai nomi. Una lettura da cronista. I cinque stelle non vogliono avere alcun rapporto col Pd ma la stragrande maggioranza dei 10 hanno provenienza Pci, Pds, Ds, Pd e, in ogni caso, gli altri appartengono idealmente allo schieramento di centro sinistra. Insomma. Di stranezze davvero tante eh!
C'è Gian Carlo Caselli che fa incazzare i No Tav perchè ne ha arrestati qualcuno. C'è Romano Prodi che da alcuni viene visto come il fumo negli occhi. C'è Emma Bonino che è stata accusata da parte di loro di essere al soldo della bilderberg. C'è Dario Fo che ha già declinato l'invito. C'è Beppe Grillo che ha già detto di no. C'è Milena Gabanelli che non so se se la sentirebbe. Gino Strada, che pensa - per fortuna dell'umanità - a fare altro, ma che sarebbe un grande e giovane Presidente. Poi ci sono Gustavo Zagrebelsky, Ferdinando Imposimato e Stefano Rodotà. Ecco, su quest'ultimo sui 650 voti in Parlamento si potrebbero anche prendere! Ultima chanche per evitare un accordo tra il centrosinistra e il centrodestra e restituire agli italiani un paese normale.

venerdì 1 marzo 2013

Non si può delegittimare il movimento cinque stelle con una storia che non può esistere più

In rete circola un video che è il discorso che Adolf Hitler fece del 1932. Questo discorso lo si vuole affiancare ad alcune delle dichiarazioni fatte da Beppe Grillo proprio in questi giorni. Ritengo che sia un esercizio storico sbagliato. Non si può provare a delegittimare un movimento politico ripercorrendo delle storie che non possono essere più percorse. Ci saranno pure delle similitudini rispetto a quelle pronunciate al leader del partito nazista, ma da lì a dire che sono le stesse cose bizza oggi Beppe grillo ne corre molto di strada. Al di là di quello che circola nella rete, io penso che un'alleanza tra movimento cinque stelle e centrosinistra sia indispensabile per il nostro paese. Questo se non si vuole affidare ad un qualunquismo e ad un populismo che, in un immediato ritorno alle elezioni, potrebbe sì nascere ed essere pericoloso. E non è nemmeno possibile lasciare il partito democratico nelle braccia di Silvio Berlusconi e del popolo della libertà. Meglio sarebbe individuare quelle 4 o 5 cose che si possono fare insieme. Penso ad una legge contro la corruzione, ma penso anche ad una legge contro il conflitto di interesse. Poi servirà sicuramente un impegno comune per riformare la legge elettorale, ridurre le spese della politica, e a quel punto si potrà anche tornare al voto. Fatte queste riforme, ci si potrebbe anche prendere così gusto, che si potrebbe scoprire di essere capaci a governare insieme. Un governo che abbia la capacità di durare, confrontandosi sulle cose, per un paio di anni. Solo dopo, usciti dalle secche della crisi economica, si potrebbe tornare al voto con una certa tranquillità.

Sotto il link del video citato
http://www.ilsussidiario.net/mobile/Politica/2013/3/1/FACEBOOK-Video-Beppe-Grillo-parla-come-Hitler-Il-discorso-diventa-virale/368853/

E se il prossimo esecutivo fosse il Grillo I. Magari è utile anche per il Pd.


Ed ora si aprono i Conclave. E saranno due: quello oltretevere e quello italiano. Due stati, due Governi da far nascere. Quello della Chiesa di fronte ad un fatto – le dimissioni del Papa – che non ha precedenti recenti. Si deve tornare a Celestino V, circa 800 anni fa.  La scelta di Benedetto XVI lascia una eredità difficile a chi lo sostituirà. Una chiesa devastata dagli scandali. E l’elezione passerà per un collegio cardinalizio che ha al proprio interno probabilmente alcuni interpreti di questa crisi. Ma se l’elezione del Papa, per i credenti, vedrà il ruolo infallibile dello Spirito Santo che non sbaglia, per altri necessari governi l’infallibilità non c’è. Si tratta di cose umane e terrene. Il governo del Paese. E se qualcuno anche in questo caso ha pensato che negli anni passati la forte presenza dei cattolici poteva portare uno dei Parlamenti più laici della storia Repubblicana – non è un caso che la Cei si definisce preoccupata per il ruolo esiziale dei cattolici in Parlamento – si dovrà cercare governabilità.

sabato 23 febbraio 2013

Grillo ci ha messo addosso la stella gialla di David

Io c’ero. C’ero alle 14,00, all’ufficio accoglienza del Movimento 5 stelle a Piazza San Giovanni. C’ero, in fila per un’ora e mezza, in attesa della possibilità di entrare a fare il mio lavoro di cronista che, in modo oggettivo, ha seguito la campagna elettorale per Rainews24 di queste elezioni politiche. E c’ero anche in Sicilia, per le Regionali, per raccontare anche quelle elezioni. C’ero anche per tutta la campagna elettorale del movimento cinque stelle, c’ero a Mazara del Vallo. C’ero ad intervistare nel corso di questi mesi Cancelleri, Barillari, Di Battista e lo stesso Beppe Grillo.

E ieri ero in fila, senza avanzare pretese alcune, rispettando civilmente la coda, in attesa che mi si permettesse, come tanti altri colleghi, di lavorare. Per continuare il racconto. Fino a quando, poi, ti dicono ancora una volta di aspettare. Ma, visto che ci sono i collegamenti da fare per raccontare agli italiani una delle principali e fondamentali novità di questa campagna elettorale, allora ti decidi ad andare ugualmente alla tua postazione. Anche senza quell'accredito che ti permette di accedere nel backstage. Lo fai, sapendo che starai fuori dalla zona in cui puoi parlare con i candidati. Hai difficoltà a far sentire la loro voce.  Quello che pensano, quello che vogliono fare. Hai la fortuna di conoscerne qualcuno e di chiedergli “vieni di qua dal muro a raccontarmi le tue idee, il vostro impegno”.  Ma lo fai con difficoltà.  In pratica fai - con grande difficoltà per colpa dello staff di Grillo - quello che Grillo ci accusa di non fare.  Dare la voce a loro.
 
Ti danno un passi solo. Per entrare ai limiti del backstage. Un foglio bianco con scritto sopra “passi solo per il bagno”. Solo per fare la pipì perché i bagni stanno dopo le transenne. Un atto di cordialità. E ti senti una stella gialla disegnata addosso. Non capisci l’accanimento contro chi questo mestiere - di responsabilità - lo fa con responsabilità, trasparenza, oggettività.
 
Invece no. Per Grillo siamo tutti uguali. Siamo servi di una politica che teniamo in vita. Non gliene frega nulla che in Rai c’è chi da anni fa battaglie per mettere la politica fuori dalla porta. Non gliene frega nulla di chi ha sudato questo posto dopo anni e anni di gavetta. Di chi ha fatto una scuola che ti permette di essere inserito in azienda. Di chi si impegna quotidianamente perché il servizio pubblico svolga un ruolo sempre più vicino all’Italia.  Delle donne e degli uomini che in Rai ogni giorno fanno bene il loro lavoro.  Non fa differenza. Tutti uguali.  Lui la stella gialla ce l’ha messa a tutti.  Anche a quei giornalisti – e ci sono – che magari voteranno i 5 stelle. Tutti a casa!  Tutti. Anche quelli che in questi ultimi 20 anni hanno difeso il diritto al pluralismo, ad un’informazione libera.  
 
Continuo il mio lavoro. Sofferente e con una insofferenza crescente.  La postazione è all’esterno, di lato al palco, fuori dalle transenne. Ti dicono che il segnale lo devi prendere da Sky, l’unica autorizzata a fare la diretta del comizio di Grillo. L’unica ad avere i giornalisti all’interno. Sarà l’unica testata italiana ammessa a corte, che poi è di proprietà di un australiano che non ha nemmeno tanta dimestichezza con le leggi sul conflitto di interessi, con quelle sulla concorrenza. Insomma, un monopolista che per certi versi non è poi tanto diverso da quel Berlusconi che Grillo attacca dal palco. E, ovviamente, parlo di Murdoch e non dei tanti bravi colleghi che lavorano per lui. Da cui, però, una parola sull’ostracismo comminato ai colleghi lasciati fuori, messi al bando forse  mi sarei aspettato. No. Silenzio. La stampa estera, anch’essa accolta dallo staff di Grillo, almeno protesta per questa scelta fatta dallo staff. Ma noi siamo sempre fuori. Con le telecamenre che possono prendere il palco solo di sguincio.
 
E quella piazza? Una piazza in cui si riconoscono tante facce che erano a protestare con i giornalisti e a difendere la costituzione e il pluralismo non dice nulla. Nessuno è pronto a dire che, come in tutti i luoghi, in tutte le società e comunità, piccole e grandi, ci sono persone oneste e disoneste. Io lo ammetto. Tra i giornalisti c’è stato e c’è chi fa il proprio lavoro per bene e chi non è trasparente. Ma no. 
 
Alla logica per cui tutti  i giornalisti italiani sono servi io non ci sto. Io e tantissimi altri colleghi non siamo servi di nessuno.  Servi suoi, forse, saranno quelli che all’interno del movimento non hanno nemmeno provato a contestare quest’atto che è di una gravità inaudita. Se per Grillo ci sono giornalisti colpevoli di piaggeria o di essere servi della politica, faccia i nomi. Dica chi sono. Ma io non ci sto ad essere accusato di servilismo. Legga le storie di ognuno di noi, legga il lavoro che facciamo quotidianamente e se vuole governare questo paese provi a rispettare la Costituzione. Quella Costituzione i cui articoli, poi, sono stati letti dal palco.

domenica 17 febbraio 2013

Io voto utile!


Tra una settimana si vota ed é giusto chiederci quale vuole essere la priorità. Oppure le priorità. Io vorrei avere un governo riformista e più attento a chi ha di meno. Vorrei una maggioranza solida per chi vuole affrontare la crisi senza lasciare sacche di privilegi. Vorrei che la pagina sulle leggi ad personam, sui conflitti di interessi, sugli attacchi alla giustizia, sull'assenza di meritocrazia fosse chiusa definitivamente. Vorrei meno tecnici e tecnocrati e più persone normali. Vorrei meno fascisti e meno sfascisti. Ma vorrei anche meno populisti e qualunquisti. E anche meno promesse e più fatti. Non vorrei il ponte sullo stretto di Messina. Non vorrei leggere che la politica passa per il lettone di Putin. Non vorrei nemmeno un politico che manda tutti affanculo e che in poco tempo rischia di vedere nei suoi confronti gli stessi epiteti. Vorrei che l'amore tornasse ad essere amore e basta, che il matrimonio possa essere matrimonio e basta, senza dover definire indicazioni di genere. Vorrei una maggioranza senza paura di difendere la scuola pubblica, la sanità pubblica, la tv pubblica. Vorrei una maggioranza capace di parlare a tutti, capace di essere giusta con i giusti e terribile con i furbetti. E potrei aggiungere tanto altro. Anzi, chiedo di aggiungerlo a voi. Ma se voglio ottenere questo so che la priorità é che alla Camera e al Senato ci possa essere una maggioranza progressista certa, che non permetta ricatti o costringa a unioni impossibili. Per questo io questa volta voto utile. Questa volta l'utilità é per me. Non per qualcun altro. È chiedo di votare, almeno al senato, per il centrosinistra. Personalmente lo farò anche alla Camera, pensando agli amici di Rivoluzione Civile. Solo con un centrosinistra maggioranza a Monte Citorio e a Palazzo Madama sarà possibile fare cose insieme e per il bene Comune. Altrimenti non si andrà oltre alla testimonianza e alla delusione.

Le parole del Papa, unico seme di una possibile pace

Confido nel Papa. Confido nelle sue parole, nei suoi gesti, spero nella sua diplomazia. Una voce di pace che si alza e prova a contrastare q...