martedì 25 gennaio 2022

La mucca, l’elefante e le fidanzate: il futuro del Quirinale

Usiamo le metafore per spiegare e semplificare quel che accade nelle elezioni per il Presidente della Repubblica. Se si dividono i fronti, quello progressista e quello del centrodestra, ognuno ha da risolvere i problemi interni.

Partiamo dal centrodestra e partiamo dal kingmaker del centro destra, Matteo Salvini. Nel suo salotto ha sia l’elefante che la mucca, come direbbe Pierluigi Bersani. Le difficoltà sono rappresentate dalla mucca Forza Italia che, orfana di Berlusconi che con il ritiro ha consumato forse il suo ultimo atto politico, guarda alla possibilità di un futuro centrista che allarga la sua prospettiva a Renzi, che sta dall’altra parte, a chi è già uscito da Forza Italia come Romani e Toti e a un mondo ampio che trova al momento una sua temporanea casa nel gruppo misto. E loro pensano ad un Presidente della Repubblica centrista che, come Pier Ferdinando Casini, abbia una appartenenza centrista di lungo corso e che sappia ragionare con entrambi i poli. Paolo Romani a Rainews24 ha fatto un endorsement molto diretto all’ex presidente della Camera. E questo variegato mondo del centro ha un proprio kingmaker nemmeno tanto nascosto: Matteo Renzi. 

Lui, piaccia o meno dal punto di vista politico, è quello che ne capisce di più. E’ lui che, alla fine, staccando la spina al Conte 2 – ha portato Draghi a Palazzo Chigi. Ed è lui che, per primo, ha messo lì sul tavolo il nome di Pier Ferdinando Casini.  Che però non piace a Salvini che dice che non sarà certamente tra i nomi sollecitati dal centrodestra. Resta l’opzione Draghi. Ma Draghi serve al Kingmaker Salvini se riesce a far passare la propria linea tesa a mitigare la crescita elettorale dell’elefante del gruppo: Giorgia Meloni.  La Meloni non entrerà mai al governo con Draghi. L’azione di opposizione, dura, puntuale, la fa crescere nei consensi proponendosi come unica forza capace di far propri i temi una volta leghisti della sicurezza e della protezione dei confini dall’arrivo dei migranti. Temi sensibili per l’elettorato di centro destra. Ed è per questo che Salvini, nel giocare la carta Draghi, è chiaro. In ogni caso alla lega serve il Viminale. Ma chiede ciò che destabilizza la maggioranza attuale. Politicamente, sulla vicenda migranti, un pezzo della coalizione che sostiene il governo Draghi lo ha condannato. Movimento cinque stelle e Pd non possono accettare Salvini agli interni. E così c’è freddezza per il sostegno a Draghi. E su questo Fratelli d’Italia gioca: “Certo – dice Rampelli – non possiamo essere noi a fare il nome di Draghi”.

Poi c’è il fronte progressista. Il kingmaker in questo caso, vuoi o non vuoi, lo fa Enrico Letta. Il suo problema è quello dei ragazzi maggiorenni che vogliono uscire con una ragazza ancora minorenne. In che senso?

Tra il giovane maggiorenne e la ragazza ancora minorenne non si possono mai decidere le cose da soli. Il giovane Letta, dunque, non ha problemi nel definire la propria decisione con i suoi genitori che possiamo immaginarli come PD per padre e Leu per madre. E’ libero, maggiorenne e la famiglia si fida di lui. Ma la ragazza? La ragazza, che potremmo identificare in Giuseppe Conte, ad ogni ipotesi sul loro futuro che Letta fa è sempre la stessa: “Si, sono d’accordo, ma devo parlarne con i miei”. E i suoi, quelli di Conte, esercitano pressioni e per di più sono divorziati. E così la questione è complicata.

Sul Quirinale i pronostici sono sempre complicati. Ed è per questo che avanzare un’opzione è complicata. Per Gasparri, Draghi, dunque, dovrebbe stare nella sala operatoria, quindi a Chigi. E a quel punto, io avanzo l’ipotesi, il Presidente della Repubblica che soddisfi entrambi gli schieramenti  magari non sarà Pier Ferdinando Casini, ma l’identikit è quello. Se non apparirà nelle liste dei due schieramenti la sua posizione si consoliderà di sicuro.

Infine entrambi gli schieramenti non possono accettare l’ipotesi che due tecnici occupino sia la carica di Presidente della Repubblica che quella di Presidente del Consiglio.  E per questo l’extrema ratio, che piacerebbe a molti, è quella che tutto resti così come è ora. Mattarella di nuovo al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi. Poi, dopo il voto delle politiche, si vedrà se modificare le cose.


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