giovedì 21 marzo 2019

Gli amari "nodi" lucani

Questo fine settimana si vota in Basilicata. Centro destra contro centrosinistra e come outsider i cinque stelle che hanno un'unica lista contro le corazzate dei due poli. C'è anche un candidato di sinistra. Ma noi siamo andati a capire, per Rainews24, quelli che sono i temi aperti in quella regione. Infrastrutture, il petrolio e come vengono spese le royalties ma anche le problematiche ambientali che ne derivano. Grandi risorse del sottosuolo che sembrano in contraddizione. Da una parte il petrolio, appunto, e poi riserve idriche che servono non solo la Basilicata ma anche la Puglia. 

domenica 3 marzo 2019

La storia delle Primarie, del Pd e del centrosinistra



Il primo a sottoporsi alle primarie fu Agazio Loiero il 28 novembre del 2004 come candidato presidente della Calabria. Quelle ed altre primarie di quell’anno erano prove generali per arrivare alla prima Nazionale quando l’unione, il 16 ottobre del 2005, portò a votare 4.300.000 elettori per scegliere il proprio candidato alla Presidenza del Consiglio. Vinse Prodi con 3.200.000 voti. Un bagno di popolo del centro-sinistra.

Da quel momento in poi le primarie vengono utilizzate anche per la scelta del segretario del PD. Così Veltroni, il 14 ottobre di due anni dopo, viene eletto da una primaria che porta ai gazebo più di 3 milioni e mezzo di elettori. Vince su Rosy Bindi ed Enrico Letta con 2.700.000 voti.

Il 25 ottobre del 2009 si sceglie invece Bersani. 3.100.000 al voto ed è segretario con 1.600.000 voti. Franceschini si ferma a un milione e Marino a 400.000.

Da statuto dei DEM il segretario è il candidato naturale alla Presidenza del consiglio. Matteo Renzi costringe però Bersani alle primarie. Il 25 novembre del 2012, al voto andarono oltre 3 milioni di elettori di Italia bene comune – né Bersani ne Renzi raggiungono il 50% più uno. Si va al ballottaggio e il 2 dicembre è Bersani a prevalere su Renzi con il 60,9% dei voti.

Siamo all’8 dicembre del 2013. Dopo le dimissioni di Bersani da segretario, alle primarie, Renzi sfida Cuperlo e Civati. Al voto 2.800.000 elettori e l’ex sindaco di Firenze prende il 67,55% dei voti. Matteo Renzi si dimetterà da  segretario dopo la sconfitta del Referendum Costituzionale del 4 dicembre del 2016.

Ad aprile del 2017 si ricandida alla segreteria. Renzi vince le primarie. Votano meno di 2 milioni di elettori ed il calo è sensibile. Il segretario ottiene il secondo mandato con un milione e duecentomila voti a scapito di Andrea Orlando e Michele Emiliano.

Dopo il deludente risultato delle politiche del 2018 si dimette nuovamente il 12 marzo e  la reggenza viene affidata a Maurizio Martina dall’assemblea nazionale del PD.

Il reggente si dimette il 30 ottobre del 2018 e quindi si da il via ai congressi. Domenica sera ci sarà un nuovo segretario ma questo solo se uno dei contendenti raggiungerà il 50% più uno dei voti espressi.

martedì 19 febbraio 2019

Matteo Salvini non è "processabile"

Michele Giarrusso passa tra i senatori Dem
e mostra il segno delle manette
16 si e 6 no. Matteo Salvini, secondo la Giunta per le immunità, non è processabile. Ha perseguito interessi legittimi di governo senza togliere diritti costituzionali ai 177 migranti della Diciotti. Ed ora, entro il 23 marzo, ad esprimersi saranno i colleghi senatori. Lui, il leader del Carroccio, dice che sarebbe stato in ogni caso tranquillo perché il suo dovere è difendere i confini del suo Paese e la sua gente. E parla del governo come un gruppo, una squadra e non individualità.  Soddisfatto anche il presidente della Giunta, Maurizio Gasparri. È sua la relazione ad aver raccolto la maggioranza dei voti dei commissari.
Quando i commissari escono, però, trovano la protesta dei senatori dem. Per i cinque stelle sembra la pena del contrappasso. C'è qualcun altro che grida onestà al loro posto. E obiettivo principale è il capo dei commissari cinque stelle, Michele Giarrusso. Per due volte risponde facendo il gesto delle manette. Poi spiega perché è convinto che il movimento non sia diviso su un tema che comunque ha visto la base dire no all'autorizzazione a procedere ma con un 40% di dissenso interno. 
È stata una grande prova di partecipazione democratica. Ad attaccare il voto dei commissari 5 stelle Bonifazi del PD. La piattaforma Rousseau viene a desautorare il parlamento ed è farlocca, anticostituzionale. Mentre Piero Grasso di Leu parla di un vulnus. Quando un governo è legittimato anche a superare i limiti previsti dalla Costituzione creiamo un precedente pericoloso. Ora la palla passa all'Aula di palazzo Madama.

lunedì 18 febbraio 2019

In attesa del voto su Rosseau

Questo voto su Salvini è come il concime organico. Più lo rigiri e più puzza. Si poteva evitare la consultazione della base rispetto all'ipotesi di autorizzazione a procedere per Salvini? No, il movimento non lo poteva fare. Il movimento è convinto che arriverà un no all'autorizzazione a procedere che riesca a salvare il governo da una crisi che a quel punto sarebbe difficilmente evitabile? Si. Ma alla fine quel si peserà in ogni caso. Il voto su Salvini è comunque un giudizio, il primo vero giudizio su questo accordo di programma e sul gradimento del capo politico. E mentre la Lega incassa successo che sembrano inarrestabili nei sondaggi, il movimento è al palo e i risultati sul reddito di cittadinanza avranno bisogno di tempo. Dopo il voto in Abruzzo, D'Uva, parlamentare pentastellato, ha detto che esce poco il lavoro che il movimento ha fatto in termini di sostegno alle fasce più deboli e politiche di riforma. Ed è vero. Se Salvini ha una macchina di comunicazione oliatissima ed una presenza sui social fantastica, il Movimento che era all'avanguardia oggi accusa un ritardo anche nei confronti di quell'Agorá virtuale di cui qualche anno fa era padrone incontrastato. Oggi, sul voto per il caso Diciotti, anche la piattaforma Rousseau sta creando qualche problema e alcuni parlamentari si dicono come sia possibile che un investimento che pesa sui parlamentari per 98mila euro al mese possa funzionare un po' a singhiozzo. Dovrebbe essere perfetto, dicono alcuni sottovoce, perché altrimenti le accuse di scarsa trasparenza del voto trovano terreno fertile. E infatti le opposizioni, tutte, nessuna esclusa, soffiano sul fuoco del voto a presa in giro degli italiani. E lo spostamento del fine voto alle 21 (inizialmente era previsto per le 19) non gioca a favore dei cinque stelle. Comunque noi di Rainews24 siamo qui a raccontarvi quel che accadrá. La fine del voto, il risultato e poi la discussione su di esso che interesserà i gruppi congiunti di Camera e Senato. Serve una posizione chiara da prendere entro domani alle 13,30 quando il Presidente della giunta per le autorizzazioni ha fissato la riunione che dovrà portare alla decisione se Salvini potrà o non potrà essere processato. E oggi tre sindaci dei cinque stelle che a processo ci sono andati (Nogarin, Appendino e Raggi) hanno comunque detto che per loro non c'è stata immunità ma processo. Un segnale di una base che comunque un poco riottosa lo è. Con la Lega che avvisa. In caso di autorizzazione a procedere c'è la crisi!

Elezioni comunali di Orvieto. Scopetti cambia le serrature, Nevi alza la voce, la Lega alza il tiro.

La più sofisticata e diabolica strategia politica immaginata dagli avversari politici non potrà mai eguagliare quella che, in modo autonomo, la dirigenza locale del Pd sta mettendo in atto per un suicidio politico che ormai sta andando verso un punto di non ritorno.

Dopo le discussioni di cinque anni che hanno perso il senso della ragione per cui qualsiasi panno sporco si lavava in casa e senza clamore, ora la diatriba Scopetti-Germani arriva al punto del cambio della serratura. Cosa che difficilmente succede anche quando la moglie butta fuori di casa il marito fedifrago. Siamo agli stracci che non considerano minimamente il futuro del più grande partito della sinistra del territorio. Un dramma, uno tsunami e la rinuncia a combattere. I fatti non vale la pena raccontarli, ma certo è che ora, di fronte ad un neonato comitato voluto dall'ex sottosegretario Bocci, il percorso unitario che era già di per sé una sfida all'ok corral diventa ancor più in salita.

Giuseppe Germani fa sapere che se si trova un candidato più autorevole, che possa competere maggiorente col centrodestra (alla ricerca ora di una unità meno remota) potrebbe fare un passo indietro. Ma il VIP più volte annunciato da Andrea Scopetti che dovrebbe essere in una busta sigillata da qualche parte, al momento sembra rispondere ad un identikit fantasioso. E se uno ha un nome da spendere lo dovrebbe mettere sul tavolo subito, almeno per cercare di raggiungere l'unità, per far conoscere la persona e per cominciare una campagna elettorale che resta in salita per il centrosinistra.

E magari anche per parlare dei problemi della città e delle ricette che le diverse coalizioni vogliono mettere in campo. Questo per evitare che, come troppo spesso accade, si parli delle gambe su cui devono correre programmi che, ahimè, non ci sono. Se la campagna elettorale si indirizza solo nella fattispecie della "tifoseria" discutendo solo delle cose che l'amministrazione uscente non ha fatto ma non di ciò che bisognerebbe fare, allora sarà tutto sprecato. Chi vince, vince, tanto la musica non cambia.

Al momento languono incontri con le forze sociali, economiche, culturali del territorio. I candidati si vedono con i loro sostenitori "stretti" per preparare fantomatiche liste di sostegno, alla ricerca di candidati consiglieri "acchiappavoti" ma per il resto manca qualsiasi idea complessiva di città, per la città alta e per quella bassa. E quelle forze vive, invece, chiedono di vedere progetti.

Manca la passione, manca un orizzonte, mancano la volontà di affrontare i temi.

L'annosa vicenda della discarica resta appesa alla tracotanza di Acea che continua a sbancare per ospitare più rifiuti; c'è una questione ambientale che va addirittura al di là della discarica che sta pregiudicando questo territorio e rischia di mettere in crisi il comparto agricolo di eccellenza; il futuro della Caserma per cui non c'è un progetto condiviso che dovrebbe avere la capacità di mettere sul mercato quell'immobile con una destinazione chiara; fioriscono bed and breakfast che fanno concorrenza alle strutture ricettive. Strutture ricettive che, però, forniscono servizi troppe volte peggiori di quelli dei B&B ma che non hanno risorse per migliorarli; chiudono attività nel centro storico e, da qualche tempo, anche nelle zone più popolose dei quartieri sotto la Rupe; si sono chiuse le piazze ma bisogna pensare ad un progetto per la loro valorizzazione, per riempirle, per portare non solo i turisti ma anche gli abitanti del territorio nella città alta per ridare fiato all'economia; ad Orvieto ci sono prezzi di acquisto e di affitto delle abitazioni che non permettono alle giovani coppie di venire a ripopolare un centro fatto ormai quasi solo di terza età; quasi ogni bar vende cibi precotti e fa concorrenza a quelle trattorie e ristoranti che esaltano l'idea di una città legata a slow food; c'è l'inconsistenza di Orvieto nel contesto regionale che meriterebbe addirittura scelte drastiche per ottenere il giusto ruolo che meritiamo.

Eppure, proprio su questo punto, notiamo come la stessa scelta dei candidati del centrodestra a sindaco della città di Orvieto passa per uno squallido mercanteggiamento regionale. Nevi alza la voce per Forza Italia, litiga con Polidori perché si discute tra Roberta Tardani e Roberto Meffi. Ma sappiamo che il candidato sindaco del centrodestra di Orvieto, per il risiko regionale, spetta a Forza Italia. Ma la Lega, in ogni caso, prova a forzare ufficiosamente sulla candidatura della Tardani, pur ribadendo che sempre scelta di Forza Italia è, quindi prova a mettere al sicuro la propria candidatura alla leadership del centrodestra nelle prossime regionali.

E a tre mesi dalle elezioni resta ancora incerta la candidatura dei cinque stelle con Lucia Vergaglia che si confronta con i cittadini davanti ad un caffè ma ancora non può sostenere di essere lei la candidata del movimento perché i meccanismi di partecipazione, discussione e scelta di un partito che era veloce sono diventati elefantiaci e anche attenti agli equilibri regionali.

Ma continuiamo con i temi. C'è una sanità rappresentata dall'Ospedale in ginocchio perché se non fosse per il personale che si divide in quattro avrebbe già chiuso i battenti. E forse non è un caso che dall'ospedale arrivi anche una candidatura a Sindaco, quella di Andrea Mazza.  C'è un sistema di mobilità alternativa che dovrebbe essere ripensato con una città che è come se chiudesse le porte da una certa ora in avanti; un'accoglienza turistica che è latente nei giorni di maggiore afflusso con un ufficio turistico chiuso in quei giorni e con scarsi servizi ai turisti; ci sono 1500 pendolari che ogni mattina partono per Roma e altri 200 per Firenze con treni che fanno quella tratta negli stessi tempi di percorrenza di inizio '900 e con costi di abbonamento che superano abbondantemente il 10% dello stipendio di un operaio.

Tutti questi temi non si risolvono con la bacchetta magica e per questo è necessario aprire un dibattito. Chi si prepara a guidare la città deve cominciare a proporre le proprie idee, sapendo che fare il sindaco non è cosa fatta di onori ma per lo più di oneri. Porta via tanto tempo e per questo serve una squadra che non sia un'applicazione del manuale Cencelli per accontentare i gruppi o le forze politiche che ti sostengono, ma di professionalità. Persone che ci capiscono nel settore che devono guidare. Che abbiano tempo da dedicare per un ruolo che è una missione.

Parlo di squadra perché non possiamo nascondere che molti professionisti o dipendenti che potrebbero scegliere di dare un proprio contributo alla città, molte volte fanno un passo indietro perché non possono permettersi di rinunciare completamente al loro lavoro poiché non esiste partita economica equivalente. E così la platea dei possibili candidati si restringe, facendo a meno di indubbie professionalità. Eppure quei ruoli, se svolti a tempo pieno, sono da considerare a tutti gli effetti a capo della principale attività economica del territorio e di quella che condensa le maggiori responsabilità.

Ed è per questo, allora, che serve una squadra vera, in cui vi siano responsabilità e ruoli condivisi e gestiti con capacità reali.

E bisogna essere anche emotivamente strutturati perché si potrà essere anche il migliore dei sindaci al mondo, ma non si metteranno mai tutti i cittadini d'accordo.

Per questo a chi sarà in campo è giusto chiedere di stare tra la gente e parlare dei loro progetti e delle donne e degli uomini con cui vorranno portarli avanti.


martedì 5 febbraio 2019

La valle del dolore



La Valle del Mela è uno dei territori più inquinati della Sicilia. Siamo in provincia di Messina, sulla costa nord orientale dell'isola. Una raffineria, un elettrodotto. Un'azienda che è di interesse strategico nazionale ma che ha inquinato un territorio. Aumentano neoplasie e malformazioni genetiche sui bambini e un territorio da anni protesta perché i controlli inquinanti non hanno mai rispettato le indicazioni date anche dall'Organizzazione Mondiale della sanità. In queste settimane alcuni dirigenti sono stati rinviati a giudizio per disastro ambientale mentre, anche in passato, l'azienda è stata funestata da altri incidenti anche mortali e sversamenti di idrocarburi in mare. Il nostro inviato Giorgio Santelli ha realizzato il reportage che vi proponiamo

lunedì 28 gennaio 2019

Elezioni comunali: Orvieto come la Kamchatka



Occorre un atto rivoluzionario per questa città che andrà al voto tra qualche mese. Non un salto nel buio ma il coinvolgimento di tutti in un progetto capace di interrompere il giogo a cui questo territorio è stato sottoposto. Non esiste una forza politica, nel contesto regionale, capace di riconsegnare a questa città la propria dignità.

Orvieto è puramente merce di scambio per i partiti politici maggiori, in un Risiko regionale. Sembra davvero il Risiko giocato, e noi contiamo come la Kamchatka che è il territorio da conquistare e utilizzare come risarcimento di interessi più vasti.

Se ti prendi Orvieto mi lasci Foligno anche se ho già Perugia ma poi non ti mettere in testa di nominare il candidato alla presidenza della Regione.

Dove mettiamo i rifiuti? A Orvieto. Ma la città dice basta. Ecchissenefrega.

Nelle liste per le politiche mettiamo un orvietano... ma come quarto o quinto in posizione non eleggibile. Però porta i voti.

Tagliamo i tribunali? Orvieto. Le Asl? Orvieto. Agenzia delle entrate? Orvieto.

Modifichiamo la legge elettorale... ma così il territorio dell'orvietano non elegge nessun consigliere. "Sticazzi"!

Può venire la Sapienza a Orvieto? Siete matti? S'incazza Bistoni A Perugia.

Potenziamo l’ospedale di Orvieto? No, serve solo emergenza e urgenza e magari possiamo chiudere anche qualche reparto.

Noi siamo la Kamchatka del Risiko politico regionale.

Analisi semplice? Non c'è dubbio. Ma vera. E allora che si deve fare? Le difficoltà delle ultime due giunte che si sono succedute - Concina e Germani - sono state frutto di questi compromessi, giocati su tavoli paralleli con regole diverse e senza che la città potesse mettere becco. Poi i sindaci sbraitavano ma, probabilmente tra i loro consiglieri, c’era sempre qualche valvassino che rispondeva a un valvassore (non orvietano) che rimandava a un vassallo che riferiva al Re (nel nostro caso la regina). Noi? Servi della Gleba.

In questa nuova partita di Risiko, che si sta giocando per le prossime elezioni amministrative, sta succedendo la stessa cosa. Si pensa ad un candidato e poi lo si brucia o si pensa di utilizzarlo come arma di scambio, come se fosse un carrarmatino da utilizzare nel consueto tiro dei dadi per recuperare questa o quella posizione. Così, nell’arco di una partita, il candidato diventa ostaggio delle segreterie politiche (non orvietane).

Allora la rivoluzione quale sarebbe?

Faccio esempi diversi, così non mi si accusa di partigianeria. Il Sindaco di Parma, Pizzarotti, vince da solo il secondo mandato contro ogni pronostico in chiave civica. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando manda a quel paese il PD e riconquista la città. Il Sindaco di Terracina, Nicola Procaccini, litiga col centrodestra e vince il secondo mandato a capo di una lista di Fratelli d’Italia e Noi con Salvini (ma la Lega va poi all’opposizione). Il sindaco di Latina Damiano Coletta è stato eletto in una lista civica contro centrodestra e centrosinistra. La rivoluzione è l’omogeneità e la trasversalità inserite all’interno della lista di chi sostiene il candidato, lasciando fuori – per un doveroso bagno di umiltà – chi gioca su tavoli separati.
Per il nostro territorio questa sarebbe una rivoluzione e un recupero di dignità.

Sento già chi dice che in questo modo saremmo isolati perché non ci sarebbero più referenti regionali e provinciali. La risposta è altrettanto semplice. Ma fino ad oggi questi cosiddetti referenti hanno giocato la nostra stessa partita, erano in squadra con noi o giocavano in squadre avversarie?

Io penso che se Germani non avesse avuto lacci e lacciuoli di una maggioranza che gli ha messo non bastoni ma travi nelle ruote, avrebbe forse governato meglio. Non posso dirlo con certezza ma posso sicuramente immaginarlo. Se passi il tempo a difenderti dai “tuoi” il tempo del “governo” si restringe. Spero che l’esperienza di questa consiliatura che si avvia al termine gli abbia fornito elementi utili alle scelte future.

E altrettanto dico a chi emerge dalle cronache politiche come altro candidato civico di non farsi imbrigliare negli stessi meccanismi. Telefonasse a Toni Concina per farsi spiegare le difficoltà che ha incontrato. Un noto adagio recita: meglio soli che male accompagnati.

Quando si presenta una maggioranza il programma è quello del sindaco. E il sindaco, per legge, ha tutto il diritto di nominare la propria squadra di governo e con essa di chiedere fiducia al proprio consiglio comunale. Se diverse liste sostengono un candidato sindaco lo fanno per la condivisione di quel progetto. Non hanno necessità di garanzie legate a presenze in giunta, né tanto meno devono servirsi dei referenti provinciali e regionali per stabilire che cosa è bene per questa città.

Ecco, a me piacerebbe vedere tanti candidati sindaco o sindaca liberi da questi lacci e lacciuoli perché questo serve. Come la Kamchatka siamo stati colonizzati. E allora serve un po’ di AUTODETERMINAZIONE. Anche questo è concetto politicamente trasversale che appartiene tanto alla Rivoluzione Francese, al pensiero Leninista ma anche a Woodrow Wilson.

sabato 26 gennaio 2019

Il presidio a Castelnuovo di Porto


Di fronte al Cara di Castelnuovo di Porto, luogo degli sgomberi, il presidio continua con associazioni, cittadini comuni, organizzazioni legate all'accoglienza dei migranti. Un'Italia diversa da quella dei respingimenti e da quella che ha voluto, approvato e che sostiene il Decreto Sicurezza. Oggi anche una banda dopo che nei giorni scorsi la deputata Rossella Muroni ha provato a fermare un autobus per chiedere chiarezza sui trasferimenti dei migranti. Sono politiche che fanno discutere, che dividono il Paese e che vengono comunque utilizzate a fini elettoralistici da chi, da sempre, ha fatto della campagna contro i migranti un proprio cavallo di battaglia. Oggi lì sono risuonate anche le note di Bella Ciao.

venerdì 25 gennaio 2019

ELEZIONI COMUNALI: ORVIETO E’ COME LA KAMCHATKA



Occorre un atto rivoluzionario per questa città che andrà al voto tra qualche mese. Non un salto nel buio ma il coinvolgimento di tutti in un progetto capace di interrompere il giogo a cui questo territorio è stato sottoposto. Non esiste una forza politica, nel contesto regionale, capace di riconsegnare a questa città la propria dignità.

Orvieto è puramente merce di scambio per i partiti politici maggiori, in un Risiko regionale. Sembra davvero il Risiko giocato, e noi contiamo come la Kamchatka che è il territorio da conquistare e utilizzare come risarcimento di interessi più vasti.

Se ti prendi Orvieto mi lasci Foligno anche se ho già Perugia ma poi non ti mettere in testa di nominare il candidato alla presidenza della Regione. 
Dove mettiamo i rifiuti? A Orvieto. Ma la città dice basta. Ecchissenefrega. 
Nelle liste per le politiche mettiamo un orvietano... ma come quarto o quinto in posizione non eleggibile. Però porta i voti. 
Tagliamo i tribunali? Orvieto. Le Asl? Orvieto. Agenzia delle entrate? Orvieto. 
 Modifichiamo la legge elettorale... ma così il territorio dell'orvietano non elegge nessun consigliere. "Sticazzi"! 
Può venire la Sapienza a Orvieto? Siete matti? S'incazza Bistoni A Perugia.  
Potenziamo l’ospedale di Orvieto? No, serve solo emergenza e urgenza e magari possiamo chiudere anche qualche reparto. 
Noi siamo la Kamchatka del Risiko politico regionale. 

Analisi semplice? Non c'è dubbio. Ma vera. E allora che si deve fare? Le difficoltà delle ultime due giunte che si sono succedute - Concina e Germani - sono state frutto di questi compromessi, giocati su tavoli paralleli con regole diverse e senza che la città potesse mettere becco. Poi i sindaci sbraitavano ma, probabilmente tra i loro consiglieri, c’era sempre qualche valvassino che rispondeva a un valvassore (non orvietano) che rimandava a un vassallo che riferiva al Re (nel nostro caso la regina). Noi? Servi della Gleba.

In questa nuova partita di Risiko, che si sta giocando per le prossime elezioni amministrative, sta succedendo la stessa cosa. Si pensa ad un candidato e poi lo si brucia o si pensa di utilizzarlo come arma di scambio, come se fosse un carrarmatino da utilizzare nel consueto tiro dei dadi per recuperare questa o quella posizione. Così, nell’arco di una partita, il candidato diventa ostaggio delle segreterie politiche (non orvietane).

Allora la rivoluzione quale sarebbe?

Faccio esempi diversi, così non mi si accusa di partigianeria. Il Sindaco di Parma, Pizzarotti, vince da solo il secondo mandato contro ogni pronostico in chiave civica. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando manda a quel paese il PD e riconquista la città. Il Sindaco di Terracina, Nicola Procaccini, litiga col centrodestra e vince il secondo mandato a capo di una lista di Fratelli d’Italia e Noi con Salvini (ma la Lega va poi all’opposizione). Il sindaco di Latina Damiano Coletta è stato eletto in una lista civica contro centrodestra e centrosinistra. La rivoluzione è l’omogeneità e la trasversalità inserite all’interno della lista di chi sostiene il candidato, lasciando fuori – per un doveroso bagno di umiltà – chi gioca su tavoli separati.

Per il nostro territorio questa sarebbe una rivoluzione e un recupero di dignità.

Sento già chi dice che in questo modo saremmo isolati perché non ci sarebbero più referenti regionali e provinciali. La risposta è altrettanto semplice. Ma fino ad oggi questi cosiddetti referenti hanno giocato la nostra stessa partita, erano in squadra con noi o giocavano in squadre avversarie?
Io penso che se Germani non avesse avuto lacci e lacciuoli di una maggioranza che gli ha messo non bastoni ma travi nelle ruote, avrebbe forse governato meglio. Non posso dirlo con certezza ma posso sicuramente immaginarlo. Se passi il tempo a difenderti dai “tuoi” il tempo del “governo” si restringe. Spero che l’esperienza di questa consiliatura che si avvia al termine gli abbia fornito elementi utili alle scelte future.

E altrettanto dico a chi emerge dalle cronache politiche come altro candidato civico di non farsi imbrigliare negli stessi meccanismi. Telefonasse a Toni Concina per farsi spiegare le difficoltà che ha incontrato. Un noto adagio recita: meglio soli che male accompagnati.

Quando si presenta una maggioranza il programma è quello del sindaco. E il sindaco, per legge, ha tutto il diritto di nominare la propria squadra di governo e con essa di chiedere fiducia al proprio consiglio comunale. Se diverse liste sostengono un candidato sindaco lo fanno per la condivisione di quel progetto. Non hanno necessità di garanzie legate a presenze in giunta, né tanto meno devono servirsi dei referenti provinciali e regionali per stabilire che cosa è bene per questa città.

Ecco, a me piacerebbe vedere tanti candidati sindaco o sindaca liberi da questi lacci e lacciuoli perché questo serve. Come la Kamchatka siamo stati colonizzati. E allora serve un po’ di AUTODETERMINAZIONE. Anche questo è concetto politicamente trasversale che appartiene tanto alla Rivoluzione Francese, al pensiero Leninista ma anche a Woodrow Wilson.

Orvietani, conquistati, vilipesi e saccheggiati




Possibile che non si comprenda il vero problema, ovvero che siamo isolati? La Regione ha sacrificato questo territorio perché la Cecchini pensa a sé stessa e la Marini al suo futuro e quindi non possono perdere voti nei territori dove riscuotono maggior consenso. Quindi Orvieto è stata tradita dal centrosinistra regionale.

La Lega a Terni preferisce andare a prendere il pulper da cartiera in Sicilia per farlo bruciare nonostante l'inquinamento prodotto sia identico al secco di discarica “pero... non sia mai, perché è difficile spiegarlo, perché i cittadini non capiscono. Quindi che gli frega a loro se in discarica a Orvieto entra anche il secco. Mica è casa loro. Così anche la Lega ha venduto Orvieto e noi mettiamo in discarica il loro secco e il resto. Orvieto è stata tradita dalla Lega che governa Terni. Perugia, che significa in questo caso Forza Italia, pensa a sè stessa e l'unica cosa che siamo riusciti a fare, importante però, è quella di dire - per ora - no ai loro rifiuti. Ma appena ci indeboliamo un poco tu vedrai che faranno. Orvieto sarà tradita dal centrodestra che governa Perugia. 

E i cinque stelle in Regione dove stavano quando si è votata la mozione che diceva no all'ampliamento della discarica. Hanno forse deciso di difendere Orvieto? No, disertano la seduta. Nemmeno il coraggio dell'astensione. Anche i cinque stelle hanno tradito Orvieto. Perché dico questo? Perché un territorio che si ama, degli abitanti che amano questo territorio e una classe politica che almeno possa in qualche modo ragionare un po' come quelle classi dirigenti locali che c'erano nel dopoguerra, non si dividerebbe a casa propria. Non nascondo che le amministrazioni comunali di Orvieto, tutte, abbiano avuto delle responsabilità. Ma in questa fase attenzione a dividerci tra di noi, attenzione a fare una guerra a casa nostra. 

Il tema non è pro o contro Germani e le schermaglie elettorali. Il problema vero è che chiunque fosse stato, sia o sarà al posto suo avrà tutti contro. Amici o nemici “politici”. Per questo ritengo che il problema non stia sulla Rupe ma fuori dalla Rupe, a livello politico. Davvero pensiamo che il rapporto tra Orvieto magari anche governata da centrodestra ed una Regione governata da un centrodestra sia diverso da quello attuale? Io non ci credo. Prova ne sia che anche la scelta di un candidato unitario del centrodestra passa per veti e contro-veti che non dimorano da queste parti. Orvieto è sacrificabile perché non conta nulla nel panorama regionale, non conta nulla perché è stata svuotata. Ed è questa la vera colpa politica di chi ha amministrato questa città negli ultimi venti anni. Essersi fatti isolare, aver perso servizi, ruoli, capacità di influenza e quindi peso politico. Ma non sono uno di quelli che va a cercare le responsabilità solo nelle classi politiche. 

Ma gli imprenditori agricoli del territorio, per esempio, che hanno fatto e fanno per difendere le loro eccellenze dai rischi provenienti dalla discarica e dal Paglia? Perché hanno parlato poco e male? Di che cosa hanno paura? Ma si rendono conto che c’è chi sta mettendo a rischio il loro futuro e quello di un’intera economia? Ma gli albergatori, i ristoratori, i commercianti che cosa fanno? Sembrano inconsapevoli della spada di Damocle che hanno sul loro capo. 

E noi cittadini che cosa facciamo o che cosa abbiamo fatto? Poco. Mi ci metto io per primo. Sempre ponto ad esprimere un parere, un giudizio, senza impegnarmi direttamente, potrebbe dire qualcuno. Penso però che il contributo possa essere anche di idee e non solo nella gestione della cosa pubblica. Contributo è scrivere, pubblicamente, contestando quel che vedo. Ed è il mio lavoro, tra l’altro. E anche quello dell’indignazione come ho già detto un po’ di tempo fa, può essere un contributo. 

Ma questa città, purtroppo, non si indigna più. E’ una città alta e strana… pentole borbottanti al cospetto dei conoscenti ma un po’ troppo sudditi di fronte ai potenti. Una città di etruschi. E come loro stiamo facendo la stessa fine. Conquistati, vilipesi e saccheggiati.

giovedì 24 gennaio 2019

Da Halifax (Canada) a Orvieto (Italia) storie di migranti


Ad Halifax, in Canada il museo dell'immigrazione e la storia dei migranti italiani che dopo la guerra andavano là a cercare lavoro. Dalla loro storia passiamo a raccontare quella di Frank Giustra, figlio di immigrati italiani di seconda generazione che in Italia sceglie di allargare il proprio business. Ma lui, Frank Giustra è anche membro della Clinton Foundation e un filantropo che investe il 50% dei suoi ricavi dalle proprie imprese minerarie in aiuti per la lotta contro la povertà. Un bel racconto fatto per Rainews24

L'Abruzzo al voto il 10 febbraio



Stefano Faljani - CasaPound  Giovanni Legnini - Partito Democratico, Articolo 1-MDP, Legnini Presidente, +Abruzzo, Abruzzo in Comune, Democratici e Popolari per l’Abruzzo e Avanti Abruzzo  Sara Marcozzi - Movimento 5 Stelle

Marco Marsilio - Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega.

Questi i candidati alle prossime elezioni regionali abruzzesi. Siamo andati a fare il punto in occasione di una visita di Luigi Di Maio e all'ultimo consiglio regionale prima del voto.

Alle ultime elezioni regionali Luciano D’Alfonso era riuscito a riportare il centrosinistra alla guida della Regione, stracciando con il 46,26% dei voti il governatore uscente di centrodestra Giovanni Chiodi che si è fermato al 29,26%, mentre il Movimento 5 Stelle ottenne il 21,41% con Sara Marcozzi come candidata.

BONIFICA SOVRANISTA



La storia dell'Agropontino è una storia che nasce e vive a destra. Dai lavori di bonifica del periodo fascista che portarono alla nascita di Littoria ed altre città, quel territorio si conferma come una realtà in cui le destre hanno avuto sempre molto consenso elettorale. Oggi cosa succede, come è il clima in quel territorio. Latina è guidata da una giunta civica ed un sindaco che partecipa al movimento dei sindaci con Pizzarotti. La destra ha una Lega in forte crescita di consensi e Fratelli d'Italia che elegge consiglieri e sindaci. A poca distanza da Terracina, ma in provincia di Frosinone, un'Abbazia che sta diventando la scuola europea dei sovranisti che vedrà la presenza di Steve Bannon. In un reportage su Rainews24 abbiamo raccontato quel territorio. Con un inserto di Agorà e documenti d'epoca.

In Sicilia hanno detto subito sì al gialloverde



Dalla Sicilia, che tanti voti ha dato ai cinque stelle, arrivo presto il si ad un governo Salvini Di Maio. Non solo d'accordo il partito qui guidato dal capogruppo Giancarlo Cancelleri, ma anche i cittadini. Qualche scetticismo, ma nulla di più

Totò poeta





Un libro di poesie di Antonio De Curtis, prese nel museo che è casa sua, quelle che la nipote definisce “Le frattaglie di casa”. Non solo la livella, tra le poesie, o Malafemmena, tra le canzoni. 50 canzoni e 72 poesie, un’opera omnia in cui emerge l’uomo De Curtis, quello che stava sotto la maschera ironica, il guitto, il principe della risata. Ne abbiamo parlato con Elena Anticoli De Curtis - Autrice e nipote del Principe. Il libro è pubblicato da Colonnese, la storica casa editrice napoletana utilizzata anche da Totò e il coraggio dell'editore è rappresentato da Francesca Mazzei.

Ad aiutare Elena, la nipote, nel lavoro di pubblicazione che ha al proprio interno anche la possibilità di ascoltare la voce di Totò in alcune delle sue letture, Virginia Falconetti. Tutto su Rainews24 oggi nei Tg.

NAPOLI, LA SINISTRA IN CERCA D'AUTORE


E’ un viaggio cadenzato e con ritmo che parte dal sondaggio politico elettorale sulla vendita delle statuette dei politici a San Gregorio Armeno, passa per l’intervista alla nipote di Totò che racconta come il padre viveva il cambiamento frutto del progresso a Napoli e l’ascesa di sempre più caporali e meno uomini. Alla presentazione del libro su Antonio De Curtis c'era anche Antonio Bassolino che spiega il suo punto di vista sulla crisi del Pd.

In esterna andiamo davanti a Pomigliano d’Arco FCA auto. Aspettiamo l'uscita degli operai del secondo turno e parliamo con loro. Cosa votano, come va la fabbrica, quali rapporti con lega e cinque stelle. La sinistra dove è finita? Rientriamo a Napoli e andiamo alla presentazione dei presepi del seicento voluta dal Cardinale Crescenzio Sepe. Lì lo sentiamo su Napoli, sulle politiche di integrazione ed accoglienza. Accoglienza, parola cardine del Natale.
Alla presentazione arriva De Magistris. Quale futuro a sinistra, quale rapporto con i movimenti? Che rapporti col Pd.
Cambio scena e si va al centro sociale Je so’ pazzo, luogo di nascita di Potere al Popolo. Come sono organizzati, quali rapporti con il quartiere, quali servizi e poi breve intervista alla leader di Potere al Popolo nazionale, Viola Carofalo sulla loro esperienza che in parte somiglia a quelle di Podemos e Syriza..

Le parole del Papa, unico seme di una possibile pace

Confido nel Papa. Confido nelle sue parole, nei suoi gesti, spero nella sua diplomazia. Una voce di pace che si alza e prova a contrastare q...