venerdì 25 gennaio 2019

ELEZIONI COMUNALI: ORVIETO E’ COME LA KAMCHATKA



Occorre un atto rivoluzionario per questa città che andrà al voto tra qualche mese. Non un salto nel buio ma il coinvolgimento di tutti in un progetto capace di interrompere il giogo a cui questo territorio è stato sottoposto. Non esiste una forza politica, nel contesto regionale, capace di riconsegnare a questa città la propria dignità.

Orvieto è puramente merce di scambio per i partiti politici maggiori, in un Risiko regionale. Sembra davvero il Risiko giocato, e noi contiamo come la Kamchatka che è il territorio da conquistare e utilizzare come risarcimento di interessi più vasti.

Se ti prendi Orvieto mi lasci Foligno anche se ho già Perugia ma poi non ti mettere in testa di nominare il candidato alla presidenza della Regione. 
Dove mettiamo i rifiuti? A Orvieto. Ma la città dice basta. Ecchissenefrega. 
Nelle liste per le politiche mettiamo un orvietano... ma come quarto o quinto in posizione non eleggibile. Però porta i voti. 
Tagliamo i tribunali? Orvieto. Le Asl? Orvieto. Agenzia delle entrate? Orvieto. 
 Modifichiamo la legge elettorale... ma così il territorio dell'orvietano non elegge nessun consigliere. "Sticazzi"! 
Può venire la Sapienza a Orvieto? Siete matti? S'incazza Bistoni A Perugia.  
Potenziamo l’ospedale di Orvieto? No, serve solo emergenza e urgenza e magari possiamo chiudere anche qualche reparto. 
Noi siamo la Kamchatka del Risiko politico regionale. 

Analisi semplice? Non c'è dubbio. Ma vera. E allora che si deve fare? Le difficoltà delle ultime due giunte che si sono succedute - Concina e Germani - sono state frutto di questi compromessi, giocati su tavoli paralleli con regole diverse e senza che la città potesse mettere becco. Poi i sindaci sbraitavano ma, probabilmente tra i loro consiglieri, c’era sempre qualche valvassino che rispondeva a un valvassore (non orvietano) che rimandava a un vassallo che riferiva al Re (nel nostro caso la regina). Noi? Servi della Gleba.

In questa nuova partita di Risiko, che si sta giocando per le prossime elezioni amministrative, sta succedendo la stessa cosa. Si pensa ad un candidato e poi lo si brucia o si pensa di utilizzarlo come arma di scambio, come se fosse un carrarmatino da utilizzare nel consueto tiro dei dadi per recuperare questa o quella posizione. Così, nell’arco di una partita, il candidato diventa ostaggio delle segreterie politiche (non orvietane).

Allora la rivoluzione quale sarebbe?

Faccio esempi diversi, così non mi si accusa di partigianeria. Il Sindaco di Parma, Pizzarotti, vince da solo il secondo mandato contro ogni pronostico in chiave civica. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando manda a quel paese il PD e riconquista la città. Il Sindaco di Terracina, Nicola Procaccini, litiga col centrodestra e vince il secondo mandato a capo di una lista di Fratelli d’Italia e Noi con Salvini (ma la Lega va poi all’opposizione). Il sindaco di Latina Damiano Coletta è stato eletto in una lista civica contro centrodestra e centrosinistra. La rivoluzione è l’omogeneità e la trasversalità inserite all’interno della lista di chi sostiene il candidato, lasciando fuori – per un doveroso bagno di umiltà – chi gioca su tavoli separati.

Per il nostro territorio questa sarebbe una rivoluzione e un recupero di dignità.

Sento già chi dice che in questo modo saremmo isolati perché non ci sarebbero più referenti regionali e provinciali. La risposta è altrettanto semplice. Ma fino ad oggi questi cosiddetti referenti hanno giocato la nostra stessa partita, erano in squadra con noi o giocavano in squadre avversarie?
Io penso che se Germani non avesse avuto lacci e lacciuoli di una maggioranza che gli ha messo non bastoni ma travi nelle ruote, avrebbe forse governato meglio. Non posso dirlo con certezza ma posso sicuramente immaginarlo. Se passi il tempo a difenderti dai “tuoi” il tempo del “governo” si restringe. Spero che l’esperienza di questa consiliatura che si avvia al termine gli abbia fornito elementi utili alle scelte future.

E altrettanto dico a chi emerge dalle cronache politiche come altro candidato civico di non farsi imbrigliare negli stessi meccanismi. Telefonasse a Toni Concina per farsi spiegare le difficoltà che ha incontrato. Un noto adagio recita: meglio soli che male accompagnati.

Quando si presenta una maggioranza il programma è quello del sindaco. E il sindaco, per legge, ha tutto il diritto di nominare la propria squadra di governo e con essa di chiedere fiducia al proprio consiglio comunale. Se diverse liste sostengono un candidato sindaco lo fanno per la condivisione di quel progetto. Non hanno necessità di garanzie legate a presenze in giunta, né tanto meno devono servirsi dei referenti provinciali e regionali per stabilire che cosa è bene per questa città.

Ecco, a me piacerebbe vedere tanti candidati sindaco o sindaca liberi da questi lacci e lacciuoli perché questo serve. Come la Kamchatka siamo stati colonizzati. E allora serve un po’ di AUTODETERMINAZIONE. Anche questo è concetto politicamente trasversale che appartiene tanto alla Rivoluzione Francese, al pensiero Leninista ma anche a Woodrow Wilson.

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