lunedì 18 febbraio 2019

Elezioni comunali di Orvieto. Scopetti cambia le serrature, Nevi alza la voce, la Lega alza il tiro.

La più sofisticata e diabolica strategia politica immaginata dagli avversari politici non potrà mai eguagliare quella che, in modo autonomo, la dirigenza locale del Pd sta mettendo in atto per un suicidio politico che ormai sta andando verso un punto di non ritorno.

Dopo le discussioni di cinque anni che hanno perso il senso della ragione per cui qualsiasi panno sporco si lavava in casa e senza clamore, ora la diatriba Scopetti-Germani arriva al punto del cambio della serratura. Cosa che difficilmente succede anche quando la moglie butta fuori di casa il marito fedifrago. Siamo agli stracci che non considerano minimamente il futuro del più grande partito della sinistra del territorio. Un dramma, uno tsunami e la rinuncia a combattere. I fatti non vale la pena raccontarli, ma certo è che ora, di fronte ad un neonato comitato voluto dall'ex sottosegretario Bocci, il percorso unitario che era già di per sé una sfida all'ok corral diventa ancor più in salita.

Giuseppe Germani fa sapere che se si trova un candidato più autorevole, che possa competere maggiorente col centrodestra (alla ricerca ora di una unità meno remota) potrebbe fare un passo indietro. Ma il VIP più volte annunciato da Andrea Scopetti che dovrebbe essere in una busta sigillata da qualche parte, al momento sembra rispondere ad un identikit fantasioso. E se uno ha un nome da spendere lo dovrebbe mettere sul tavolo subito, almeno per cercare di raggiungere l'unità, per far conoscere la persona e per cominciare una campagna elettorale che resta in salita per il centrosinistra.

E magari anche per parlare dei problemi della città e delle ricette che le diverse coalizioni vogliono mettere in campo. Questo per evitare che, come troppo spesso accade, si parli delle gambe su cui devono correre programmi che, ahimè, non ci sono. Se la campagna elettorale si indirizza solo nella fattispecie della "tifoseria" discutendo solo delle cose che l'amministrazione uscente non ha fatto ma non di ciò che bisognerebbe fare, allora sarà tutto sprecato. Chi vince, vince, tanto la musica non cambia.

Al momento languono incontri con le forze sociali, economiche, culturali del territorio. I candidati si vedono con i loro sostenitori "stretti" per preparare fantomatiche liste di sostegno, alla ricerca di candidati consiglieri "acchiappavoti" ma per il resto manca qualsiasi idea complessiva di città, per la città alta e per quella bassa. E quelle forze vive, invece, chiedono di vedere progetti.

Manca la passione, manca un orizzonte, mancano la volontà di affrontare i temi.

L'annosa vicenda della discarica resta appesa alla tracotanza di Acea che continua a sbancare per ospitare più rifiuti; c'è una questione ambientale che va addirittura al di là della discarica che sta pregiudicando questo territorio e rischia di mettere in crisi il comparto agricolo di eccellenza; il futuro della Caserma per cui non c'è un progetto condiviso che dovrebbe avere la capacità di mettere sul mercato quell'immobile con una destinazione chiara; fioriscono bed and breakfast che fanno concorrenza alle strutture ricettive. Strutture ricettive che, però, forniscono servizi troppe volte peggiori di quelli dei B&B ma che non hanno risorse per migliorarli; chiudono attività nel centro storico e, da qualche tempo, anche nelle zone più popolose dei quartieri sotto la Rupe; si sono chiuse le piazze ma bisogna pensare ad un progetto per la loro valorizzazione, per riempirle, per portare non solo i turisti ma anche gli abitanti del territorio nella città alta per ridare fiato all'economia; ad Orvieto ci sono prezzi di acquisto e di affitto delle abitazioni che non permettono alle giovani coppie di venire a ripopolare un centro fatto ormai quasi solo di terza età; quasi ogni bar vende cibi precotti e fa concorrenza a quelle trattorie e ristoranti che esaltano l'idea di una città legata a slow food; c'è l'inconsistenza di Orvieto nel contesto regionale che meriterebbe addirittura scelte drastiche per ottenere il giusto ruolo che meritiamo.

Eppure, proprio su questo punto, notiamo come la stessa scelta dei candidati del centrodestra a sindaco della città di Orvieto passa per uno squallido mercanteggiamento regionale. Nevi alza la voce per Forza Italia, litiga con Polidori perché si discute tra Roberta Tardani e Roberto Meffi. Ma sappiamo che il candidato sindaco del centrodestra di Orvieto, per il risiko regionale, spetta a Forza Italia. Ma la Lega, in ogni caso, prova a forzare ufficiosamente sulla candidatura della Tardani, pur ribadendo che sempre scelta di Forza Italia è, quindi prova a mettere al sicuro la propria candidatura alla leadership del centrodestra nelle prossime regionali.

E a tre mesi dalle elezioni resta ancora incerta la candidatura dei cinque stelle con Lucia Vergaglia che si confronta con i cittadini davanti ad un caffè ma ancora non può sostenere di essere lei la candidata del movimento perché i meccanismi di partecipazione, discussione e scelta di un partito che era veloce sono diventati elefantiaci e anche attenti agli equilibri regionali.

Ma continuiamo con i temi. C'è una sanità rappresentata dall'Ospedale in ginocchio perché se non fosse per il personale che si divide in quattro avrebbe già chiuso i battenti. E forse non è un caso che dall'ospedale arrivi anche una candidatura a Sindaco, quella di Andrea Mazza.  C'è un sistema di mobilità alternativa che dovrebbe essere ripensato con una città che è come se chiudesse le porte da una certa ora in avanti; un'accoglienza turistica che è latente nei giorni di maggiore afflusso con un ufficio turistico chiuso in quei giorni e con scarsi servizi ai turisti; ci sono 1500 pendolari che ogni mattina partono per Roma e altri 200 per Firenze con treni che fanno quella tratta negli stessi tempi di percorrenza di inizio '900 e con costi di abbonamento che superano abbondantemente il 10% dello stipendio di un operaio.

Tutti questi temi non si risolvono con la bacchetta magica e per questo è necessario aprire un dibattito. Chi si prepara a guidare la città deve cominciare a proporre le proprie idee, sapendo che fare il sindaco non è cosa fatta di onori ma per lo più di oneri. Porta via tanto tempo e per questo serve una squadra che non sia un'applicazione del manuale Cencelli per accontentare i gruppi o le forze politiche che ti sostengono, ma di professionalità. Persone che ci capiscono nel settore che devono guidare. Che abbiano tempo da dedicare per un ruolo che è una missione.

Parlo di squadra perché non possiamo nascondere che molti professionisti o dipendenti che potrebbero scegliere di dare un proprio contributo alla città, molte volte fanno un passo indietro perché non possono permettersi di rinunciare completamente al loro lavoro poiché non esiste partita economica equivalente. E così la platea dei possibili candidati si restringe, facendo a meno di indubbie professionalità. Eppure quei ruoli, se svolti a tempo pieno, sono da considerare a tutti gli effetti a capo della principale attività economica del territorio e di quella che condensa le maggiori responsabilità.

Ed è per questo, allora, che serve una squadra vera, in cui vi siano responsabilità e ruoli condivisi e gestiti con capacità reali.

E bisogna essere anche emotivamente strutturati perché si potrà essere anche il migliore dei sindaci al mondo, ma non si metteranno mai tutti i cittadini d'accordo.

Per questo a chi sarà in campo è giusto chiedere di stare tra la gente e parlare dei loro progetti e delle donne e degli uomini con cui vorranno portarli avanti.


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