giovedì 5 luglio 2012

sul voto del Cda Rai c'è l'ombra di Dell'Utri e Berlusconi?

Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi
Che dire di quel che è accaduto in Vigilanza e dello scontro istituzionale tra il Presidente del Senato Renato Schifani e quello della Camera Gianfranco Fini? Un post di twitter di ieri rende bene l'idea. Diceva: "A Schifio Finì". Amato, il commissario del Pdl, aveva deciso di votare in dissenso dal gruppo, senza però dimettersi dal Pdl. Il Presidente del Senato Schifani si avvale di una richiesta proveniente dal gruppo di Coesione Nazionale che rivendicava un posto in Vigilanza e in poche ore in autonomia determina il dimissionamento dal mandato di Amato e nomina Pasquale Viespoli (ben allineato con il Pdl) al posto del dissidente. E' la prima volta che ciò accade. Ed è a rischio di legittimità. Innanzitutto perchè Amato dal Pdl, come detto, non si è dimesso. Poi perchè la Commissione di Vigilanza è bicamerale e le nomine fanno riferimento ai due rami del Parlamento, quindi anche a Fini. Una designazione congiunta, come previsto dall'art. 1 della Legge 14 aprile 1975, n. 103 "è composta di quaranta membri designati pariteticamente dai Presidenti delle due Camere del Parlamento, tra i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari". Ma nonostante questo si forza. Perchè? vale la pena mettere insieme un po' di informazioni che, ancora una volta, portano in primo piano un legame forte: quello tra Marcello dell'Utri e Silvio Berlusconi.

Blitz del conflitto di interessi? Illegittimità istituzionale? Violazione delle regole? Non arriviamo noi a questo giudizio, ma forse è bene comprendere quel che è successo.

Lunedì il Pdl e il centro destra si prepara all'elezione dei suoi membri. E' convinto che non ce la può fare ad eleggerne 4 e ipotecare alcune delle scelte che il Cda della Rai potrà fare successivamente. Infatti molte delle decisioni del Cda sulla Rai devono essere prese con la maggioranza dei 2/3 e non la classica maggioranza semplice.
Nel fine settimana dal congresso della lega Roberto Maroni, eletto segretario, dice no alle poltrone romane.

Martedì si vota il nuovo Cda. Davide Caparini, membro della Commissione di Vigilanza, a poche ore dal voto, dice: "Voteremo scheda bianca".  Poi spunta il nome dell'imprenditrice umbra Luisa Todini, forzista della prima ora e già parlamentare europeo di Forza Italia. Quel nome viene digerito dalla Lega che sceglie, con i suoi due commissari, di stringere su lei. 

Verso le 14,30 si va alla prima votazione ma c'è una sorpresa. Non passa Pilati, uomo d'area berlusconiana. Al suo posto passerebbe Flavia Nardelli, direttore dell'Istituto Don Sturzo. Su lei confluiscono i due voti dell'Idv, quello di Flavia Perina di Fli, Giovanna Melandri del Pd e poi un voto dissidente del Pdl.

Nelle schede, però, c'è una scheda in cui compare un cognome che è quello di Verri e non Verro, uno dei candidati del Pdl. Il Pdl, quindi, chiede a Zavoli di rifare la votazione per questo vizio di forma. Zavoli concede la possibilità anche se, non essendoci omonimie tra i candidati, forse quella scheda poteva essere considerata valida. Del resto pensate a casi analoghi nel corso di elezioni amministrative.

Si torna al voto e verso le 21.00 il risultato che ne esce è che Pilati del Pdl e Flavia Nardelli prendono 4 voti ciascuno. Si deve rifare la votazione. Commissione di vigilanza convocata per le 13,30 di giovedì.

Tarda mattinata di giovedì. Le agenzie battono la dichiarazione del commissario Amato del Pdl. il senatore del Pdl, Paolo Amato, ha dichiarato di voler votare per Flavia Nardelli “Mi assumo apertamente, come è mio costume, la responsabilità di questa scelta, che è in linea con le mie convinzioni e con gli interessi generali della Rai la quale ha bisogno di amministratori disinteressati, autonomi e capaci. Detto questo, tengo anche a precisare che nelle votazioni di ieri ho invece seguito le indicazioni del mio gruppo”. Lo fa, si scopre poi, senza dimettersi dal gruppo del Pdl.
Per questa motivazione Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, presidente e vicepresidente del Gruppo del Pdl al Senato, hanno chiesto la sua sostituzione nella commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e il conseguente rinvio della votazione. “La sua sostituzione negli organismi nei quali rappresenta il Popolo della Libertà, ivi compresa la Commissione Vigilanza Rai, comporta dei tempi tecnici ai quali per quel che è di nostra competenza adempiremo il più rapidamente possibile, ma che ci impediscono oggi di garantire lo svolgimento della votazione per il rinnovo del cda” si legge nella nota inviata al presidente della commissione, Sergio Zavoli.

Ore febbrili in casa centro destra. Urge una soluzione. E la soluzione arriva dal Presidente del Senato Renato Schifani. Si avvale di una lettera di Coesione Nazionale, uno dei gruppi last minutes del Senato, nati da transfughi del centro destra per salvare il governo Berlusconi, con rientri da Fli e da altre formazioni. Chiedevano il ripristino degli equilibri nelle Commissioni, compresa la Vigilanza.

E qui, allora, vale la pena approfondire un po' la questione. Non mi si accusi di fantapolitica ma metto insieme un po' di informazioni utili alla vicenda. Coesione Nazionale, il gruppo di Viespoli, aveva un segretario di gruppo un po' anomalo. Si chiama, nonostante ora sia a Poggioreale, Marino Massimo De Caro. Arrestato per traffico di libri antichi sulla vicenda della biblioteca Girolamini di Napoli. Ma quella è la storia meno "sensibile" se vogliamo. Marino Massimo De Caro è uomo di contatto per Marcello Dell'Utri. Una società con il figlio di Dell'Utri, Jacopo, incarichi al Ministero negli ultimi governi, compreso il governo Monti che, con Ornaghi, lo ha nominato direttore proprio della Biblioteca Girolamini. Nel gruppo di Coesione Nazionale, dunque, ha un ruolo importante visto che partecipò anche alle consultazioni con Giorgio Napolitano precedenti alla nascita del Governo Monti.

Chi ha salvato dall'impasse il Pdl in Vigilanza con la nomina di Pasquale Viespoli di Coesione Nazionale è proprio Renato Schifani che, guarda caso, qualche coinvolgimento con Dell'Utri, a quel che dice il pentito Lo Verso ce l'ha. Ed è la spina nel fianco proprio per la seconda carica dello Stato.

Bene, questa è una parentesi. Ma una parentesi importante. E a questo punto che succede? Torniamo alla storia della Vigilanza. Schifani forza e, con un certo coraggio e a quanto dicono in molti, al di là del del regolamento, nomina proprio Viespoli al posto di Amato. 

Siamo ad oggi. La Vigilanza si riunisce e il Pdl riesce a mantenere quei 4 membri del Cda che permetteranno di mantenere la Rai nelle secche di una governance che, se non ci sarà uno scatto d'orgoglio individuale, non avrà una storia diversa da raccontare rispetto a quella attuale. Questo perchè poco potranno fare i consiglieri se la volontà è quella di bloccare la Rai a scapito del competitor privato. Che è poi quel che Silvio Berlusconi pretende.

Basta fare due conti e aspettare la nomina di Presidente e Direttore Generale. Per renderle effettive serve l'ok dei 2/3 della Vigilanza, ovvero sei voti. D'accordo con Monti sulle nomine di Gubitosi e Tarantola ci sono Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo (nomine votate dal Pd), il Presidente Sergio Zavoli, Rodolfo De Laurentiis (Udc) e Pinto eletto dal Ministero dell'economia. Loro sono 5. Serve un voto in più tra i 4 eletti dal Pdl. Pilati, Verro, Todini e Rositani. Uno scatto d'orgoglio spetta a loro. E spetterà in tutte le decisioni successive.




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