lunedì 9 luglio 2012

Monti, sto pensando di candidarmi. E stai a vedere che il proporzionale tornerà a contare

Monti guarda l'orizzonte delle prossime politiche
Mario Monti ci sta pensando seriamente. Lo spread non scende, le misure salvastati non producono risultati. E' chiaro: non sono le frasi di Squinzi, presidente di Confindustria, sulla macelleria sociale che si puà legare alla spending Review a creare i movimenti speculativi della finanza sul mercato italiano. E' l'instabilità politica del Belpaese. E non quella attuale. I mercati si interrogano su come sarà l'Italia che uscirà dalle politiche del 2013.  E in ragione dell'evoluzione politica che sta avendo il nostro Paese, sembra chiaro che ci troveremo di fronte ad una situazione di presunta ingovernabilità. Monti, così, pensa che una sua disponibilità a rappresentare il futuro politico superando l'attuale presente tecnico possa riportare una certa fiducia. Ma per un governo Monti che può arrivare dopo le elezioni deve scendere in campo la politica. E i partiti, oggi - in modo particolare Pd e Pdl - non possono pensare ad una coalizione che si presenti unità (con l'Udc) alla scadenza della primavera del 2013. Così Monti si chiede: "quando rendermi disponibile e in che modo".
Ed è qui che scende in campo la riforma elettorale, anche oggi chiesta a gran voce dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E di sicuro, se Monti decidesse di candidarsi, il proporzionale come sistema preponderante tornerebbe in auge.
Come dicevamo Pd e Pdl non possono dire ai propri elettori che si candidano insieme all'Udc per sostenere un nuovo governo Monti. E' molto semplice, in questa fase, sganciarsi almeno in parte dalle misure lacrime e sangue contenute anche nella spending review.

Del resto quella è una manovra che porta avanti il governo tecnico. Un governo che deve reggere e sulle cui misure si può lavorare solo a qualche modifica molto parziale. Insomma, il lavoro sporco è delegato ai tecnici. Poi, quando si aprirà la campagna elettorale - presumibilmente ad ottobre dopo avere allontanato qualsiasi rischio di elezione anticipata - ogni partito prenderà le distanze dai tecnici e andrà avanti per la propria strada.

Mario Monti, senatore a vita, non si dovrà candidare; sparirà come del resto non è mai esistita, l'indicazione del premier da parte dei partiti in campo, e - faccio un pronostico - si andrà al voto con una legge elettorale che riscoprirà il proporzionale come elemento principale. Ogni partito avrà un proprio candidato. Non si parlerà di coalizioni in grado di raccogliere il 50+1 di consensi nè si parlerà più di premio di maggioranza per il partito o la coalizione che raggiungerà la maggioranza relativa.

Così, quando le urne consegneranno il loro responso, il Paese si troverà di fronte ad una situazione politica simile a quella greca. La sinistra più o meno radicale, Movimento5 stelle, Idv, il Pd, il centro, il Pdl e qualche forza di destra. Solo a quel punto si parlerà di larga coalizione.

Monti, nel frattempo, avrà detto ancor prima della campagna elettorale, di essere disponibile a continuare a governare il Paese ma solo se sostenuto da un'ampia coalizione, e il gioco sarà fatto. La grossa coalizione, che tutti pensano inevitabile, sarà semplicemente il frutto di un dato di fatto. Se non si vorrà gettare il Paese in uno stato di ingovernabilità o se non si vorrà andare nuovamente alle urne, l'unica strada sarà quella di un governo politico guidato da Monti con il sostegno di Pd, Pdl e Udc.

Così un risultato, o meglio, un obiettivo che non potrebbe essere spiegato agli elettori in campagna elettorale sarà raggiunto comunque alla fine ma passerà come inevitabile.
E se il Pd reggerà botta, potrà cercare di indorare la pillola ai propri elettori rivendicando, come maggiore partito di quella coalizione, una vice presidenza del consiglio per Bersani. Ma già questo sarebbe un elemento di grande instabilità per la coalizione e per Monti. E quindi, scommetto ancora, si arriverà come al secondo governo Berlusconi. Un premier (Monti) e tre vice premier: Alfano, Bersani e Casini. Schifani verrà confermato Presidente del Senato e, nella logica di un panorama politico che si allarga (qui la scommessa diventa più difficile) è possibile immaginare un Nichi Vendola presidente della Camera. Una sorta di "patto" col Pd per coprirsi almeno un po' a sinistra.

Ah, dimenticavo. e la legge elettorale? Ho idea che si arriverà ad un sistema proporzionale simile a quello di alcune regioni. Per evitare che siano davvero gli elettori ad esprimersi completamente sulle candidature, faranno il loro ingresso a livello nazionale, i terribili listini. Alcune liste predisposte dai partiti che permetteranno l'elezione di candidati "bandiera". Poi, il resto (vedremo quanto) legato esclusivamente al proporzionale. Il risultato nazionale farà passare alcuni dei candidati del listino. E quella lista sarà composta direttamente dalle segreterie dei partiti.

Sono scommesse, ovviamente, ma segnatevi la data in cui le ho scritte.

1 commento:

Potete scrivere tutto tranne le offese. Se lo fate ve ne assumete la responsabilità, così come previsto per legge.

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